Variante Vadò, Istruzioni per l’Uso
L’introduzione della Variante Urbanistica 33 per la zona industriale Sanda–Vadò, è descritta come uno strumento in grado di dare risposta alle mutate esigenze del comparto industriale che, complice l’attuale crisi, porterà molte aziende a chiudere, rinnovarsi o attrezzarsi per offrire nuovi servizi quali la logistica. Anche se nelle intenzioni sembra tutto corretto, noi crediamo che sarebbe stato più logico ed opportuno integrare alla descrizione iniziale, strumenti moderni in grado di dare risposte al comparto industriale ed anche in materia di compatibilità ambientale. Troppo spesso si dimentica dell’esistenza di uno strumento operativo che dal 2009 la Regione Piemonte ha messo a disposizione, denominato “Linee guida per le aree produttive ecologicamente attrezzate (APEA) da una Legge Nazionale del 1998. L’obiettivo di questo strumento è quello di costituire un supporto conoscitivo per amministratori, tecnici e imprenditori finalizzato alla programmazione, pianificazione, progettazione e gestione di aree produttive sostenibili, siano esse di nuova realizzazione o di riqualificazione di ambiti già esistenti. La Variante Vadò, in quanto strumento di Variante urbanistica parziale, rappresenta in effetti un’occasione importante per rinnovare gli indirizzi e le opportunità offerte dall’area industriale, ci chiediamo quindi perché non sia stata presa in considerazione l’opportunità di introdurre, anche alcune misure suggerite dalle linee guida con l’obiettivo di iniziare un percorso di modernizzazione complessivo dell’area Vadò secondo i più attuali requisiti ecologici e paesaggistici. Il Movimento 5 Stelle Moncalieri non ha criticato la variante nel suo complesso, ma ha espresso fortissimi dubbi su alcune scelte intraprese da questa amministrazione nella stesura definitiva dello strumento. Riteniamo decisamente condivisibile l’obiettivo della Variante di ampliare e diversificare le opportunità della attività insediate o insediabili, per meglio intercettare le mutevoli richieste del mercato, ma se a questo ‘ampliamento di potenzialità’ corrisponde un peggioramento della qualità ambientale, paesaggistica e di dotazione di servizi, allora forse c’è qualcosa da rivedere. Iniziamo dai servizi: il fatto che le aree destinate ai servizi previsti dallo strumento normativo originario non siano mai state realizzate non dovrebbe essere la giustificazione per rinunciarvi definitivamente e, addirittura, convertirle in servizi per autotrasportatori in area agricola. L’area Vadò è priva di spazi di relazione all’aperto per i lavoratori; almeno un’area poteva essere mantenuta e, finalmente, realizzata. Tale area poteva essere ‘generata’ anche senza utilizzare le superfici derivanti dalle ‘ceneri urbanistiche’ di servizi intesi originariamente come aree verdi per i lavoratori, semplicemente incrementando la dotazione di servizi stessi dell’area Vadò, nel rispetto dei parametri imposti dalla Legge urbanistica sulle Varianti parziali. Con quali soldi realizzarla? Gli oneri incassati dall’ampliamento concesso agli stabilimenti avrebbero potuto finanziare la realizzazione dei servizi mancanti. Ormai è sempre più diffusa la modalità di commisurare un ampliamento dei parametri urbanistici concessi al privato a fronte di opere di servizio pubblico. Altra questione è il parcheggio per autoarticolati utile sia all’area Vadò di Moncalieri sia all’adiacente area produttiva di Trofarello. In un’ottica di concertazione e co-pianificazione (peraltro fortemente consigliata dalle APEA) si sarebbe potuto pensare ad una localizzazione alternativa sul territorio di Trofarello, in posizione comunque baricentrica rispetto agli insediamenti e al casello e che evitasse il massacro definitivo della pertinenza agricola di Cascina Rigolfo (mantenendo inalterata almeno un’area a servizi interna a Vadò). Invece, così, offriremo anche a Trofarello un parcheggio autoarticolati sull’unico lembo marginale agricolo del nostro Comune presente in zona Vadò. Da ultimo il famigerato tema dell’autolavaggio. Moncalieri, dopo esser diventata la città di riferimento per le strutture commerciali di grande dimensione si candida a diventare Città degli autolavaggi. Forse questo era uno degli obiettivi occulti della Variante… Al di là dell’ironia, si conviene con i rilievi posti da ARPA e Provincia la non opportunità di intervenire sulle aree agricole designate a ospitare suddetto autolavaggio. Forse si potevano trovare aree interne già impermeabilizzate e idonee, magari intervenendo sul lugubre scheletro abbandonato dell’ex area Pontiglione Edilizia. Oppure, forse, si poteva semplicemente dire, no grazie: tuteliamo le (poche) aree agricole rimaste nel nostro Comune. Un’Amministrazione nell’interesse collettivo può e deve dire anche dei no. E non ci pare proprio che la realizzazione di un autolavaggio sia così vitale e strategico per l’economia cittadina da derogare a principi di sostenibilità ambientale legati al consumo di suolo. La Variante poteva essere l’occasione per introdurre nell’urbanistica moncalierese elementi di modernità per proiettare lo sviluppo di Vadò verso una dimensione più coerente con i sempre più attuali obiettivi di qualità ecologica e paesaggistica delle aree produttive. Obiettivi, peraltro, promossi dalla Regione. Invece, oltre ad ignorare completamente le Linee Guida si è scelto di operarvi addirittura in antitesi su temi quali la tutela dei suoli, delle aree agricole e la dotazione dei servizi (aree verdi e di svago) per i lavoratori. Certo, lo strumento regionale è puramente volontario e quindi ogni Amministrazione ha la facoltà di seguirlo o meno, ma anche se gli anni ’70 sono trascorsi da molto tempo ormai, constatiamo che la visione della nostra città per gli insediamenti produttivi è ancora quella di 40 anni fa.