Piano regolatoreLa Variante 33 al PRGC di Moncalieri, meglio conosciuta come Variante Vadò è presentata nell’introduzione degli atti ufficiali emanati dal Comune come uno strumento in grado di dare risposta alle mutate esigenze del comparto industriale che, complice l’attuale e persistente difficoltà congiunturale, porterà molte aziende a chiudere, rinnovarsi, o attrezzarsi per offrire nuovi servizi quali la logistica.

Il Sindaco, presentandola, dichiarò: “Questa variante permetterà alle imprese già insediate di ampliarsi e rendere i propri stabilimenti più efficienti e a nuove di insediarsi in maniera molto più agevole e snella”. “Un percorso progettuale congiunto tra amministrazione ed industriali per combattere la crisi occupazionale, uno strumento che si aspettava da almeno dieci anni, che attrarrà anche insediamenti industriali ad alto contenuto innovativo e tecnologico”. Queste le parole in Consiglio Comunale.

Noi siamo andati a prendere i documenti relativi alla variante e l’abbiamo analizzata per capire gli interventi previsti e purtroppo abbiamo scoperto poche fioche luci e moltissime ombre. Se da un lato questa variante prevede la possibilità di riconversione d’uso da produttivo a terziario, anche parziale, degli edifici già costruiti nelle aree D1 e la definizione delle destinazioni consentite con particolare riferimento alle trasformazioni in corso delle attività produttive, dall’altro lato troviamo alcune concessioni decisamente inopportune e non in linea con i principi generali fondanti della variante stessa.

La variante consentirà di aprire un autolavaggio nell’area agricola di bordo al complesso della cosiddetta ‘Città dell’Intrattenimento’ (lato distributore carburanti). Un intervento che incide su un‘area agricola, ma che appare soprattutto deleterio per l’effetto dirompente sul paesaggio agricolo ancora integro prospicente l’area industriale. L’avvio dell’edificazione oltre il margine della S.P.393 potrà infatti aprire la strada all’erosione di un margine che è e deve restare agricolo e aperto. In netta controtendenza rispetto alle prescrizioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che chiede, al contrario, il contenimento dei margini edificati e la densificazione delle costruzioni.

Sono previste inoltre l’alienazione di un’area comunale e la trasformazione di due aree verdi a servizi in aree edificabili, nella misura del 50% della sua superficie fondiaria e la rilocalizzazione delle medesime aree a servizi in altra area. Queste ultime sono 2 aree a servizi della zona produttiva ovvero aree che l’ente pubblico avrebbe dovuto (da anni ormai) attrezzare a servizi per i lavoratori di Vadò e non lo ha mai fatto, contravvenendo ad una vera ricerca dell’interesse collettivo e della qualità del vivere e del lavorare che dovrebbe essere propria di una città ben amministrata.

Se è vera la marginalità delle superfici, è però inconcepibile l’assenza di etica e sostenibilità ambientale delle scelte.

L’ultima nota è forse la più dolente, perché questa variante prevede anche la destinazione a servizi dell’area agricola già inclusa nel perimetro della variante (Cascina Rigolfo) che viene individuata come Sn9 con vincolo di natura conformativa e destinata ad attrezzature di interesse comune. Questa cascina rappresenta l’ultimo lembo del passato agricolo della Moncalieri di Zona Vadò e conserva ancora parte dei caratteri agricoli originari; attualmente ancora molti cittadini comprano qui ortaggi e frutta. Dovrebbe essere non solo un’attività da preservare, ma da incentivare. Invece questa variante prevede che tutte le aree a servizi rimosse per renderle edificabili dal cuore di Vadò, citate sopra, siano ‘trasferite’ e localizzate attorno a Cascina Rigolfo.

La cosa ancora più sconvolgente è che questi servizi che troveranno qui spazio constano in un’area di rimessaggio degli autotreni ed i servizi connessi. Purtroppo per l’urbanistica (e per noi) questa definizione è uno standard. Il cerchio si chiude. La Variante sta urbanisticamente in piedi e il paesaggio perde ancora una volta.

In sintesi: 10 anni di lavoro per localizzare un autolavaggio, edificare (o vendere) aree verdi pubbliche e riempire l’unica cascina agricola rimasta di camion e autoarticolati.

Ci chiediamo dove fossero l’assessore all’agricoltura e quello all’ambiente durante la redazione di questa variante. Dove erano tutti i consiglieri comunali che continuano a parlare di sostenibilità, politiche ambientali e tutela dell’agricoltura, mentre la delibera veniva discussa? Erano tutti in aula. La delibera è passata con il voto unanime della maggioranza e senza osservazioni e critiche rilevanti da parte della minoranza. Gli stessi adesso sono invece impegnati nello scrivere discorsi, trovare slogan e produrre slide per la campagna elettorale. Una campagna in cui tutti ci parleranno di ambiente, tutela paesaggistica e stop al consumo di suolo. Tutti con l’auto appena lavata.